giovedì 30 dicembre 2010

l'equilibrio perfetto tra innovazione e tradizione

In queste lunghe e noiose giornate invernali, viene voglia di scappare dalla routine quotidiana e appagare i sensi gustandosi un pranzo degno di nota. Complice un’occasione da festeggiare ci siamo addentrati nella provincia vicentina per recarci al Ristorante “La Peca” che, anche per il 2011, si è visto confermare le due (meritatissime) stelle Michelin.
Peca significa impronta e mai nome fu più azzeccato per questo locale che lascia un segno tangibile nella memoria di ogni appassionato gourmet.
Appena entrati, veniamo accolti da un gentilissimo cameriere che ci accompagna al piano superiore. Ci accomodiamo ad un bel tavolo d’angolo. Dalle ampie vetrate del locale ammiriamo lo spettacolo degli alberi ricoperti di galaverna che conferiscono al paesaggio un’aria lunare.
I tavoli sono ben distanziati e l’atmosfera è elegante senza risultare eccessivamente formale.
Molto bella e curata la mise en place rallegrata da divertenti decorazioni natalizie.
Per iniziare nel migliore dei modi ordiniamo l’aperitivo: un Franciacorta Riserva 61 di Berlucchi.
Ci vengono portati i menù e la carta, o meglio, il libro dei vini. Un’autentica “Bibbia” dove il sommelier che c’è in voi si sentirà in Paradiso. Con l’indispensabile aiuto del maitre giungiamo all’ardua scelta: Riesling del 2009 della Tenuta La Bertolà di cui parlerò in separata sede perché merita ben più di due parole.
Come antipasto ordiniamo carpaccio d’orata con gnocchi di riso all’acciuga di Cetara, olio di agrumi e capperi essiccati per me e le tre tartare: occhiata, scampo e ricciola in cialda croccante emulsione di cachi al limone e zenzero per mio marito.
Nell’attesa ci viene portato il cestino con differenti e golose varietà di pane accompagnate da una delicatissima mousse di caprino: resistere alla tentazione è pressoché impossibile.
Fortunatamente arriva il primo benvenuto della casa: crema di zucca, yogurt e ceci tostati. Si gioca subito di contrasti, dolce vs. acido e vellutato vs. croccante. Un inizio promettente che viene mantenuto dalla seconda entrée: crema di broccolo fiolaro con cuore di radicchio e aria di prezzemolo: un gustoso e spumeggiante cappuccino di verdure! Se non sapete come fare mangiare i vegetali ai vostri figli, ecco a voi la soluzione!

Arrivano gli antipasti e cala il silenzio tra noi. Non si può parlare e sospirare di piacere nello stesso istante. Il carpaccio d’orata è un velo sottilissimo che avvolge dei morbidi gnocchetti di riso che rimandano al gusto dell’infanzia. Il palato assapora la delicatezza ma subito viene sferzato dalla nota croccante e sapida dei capperi essiccati: una vera delizia.

Le tre tartare sono uno spettacolo per gli occhi e un vero viaggio sensoriale per la bocca. La freschezza e la qualità della materia prima viene resa superlativa da una vellutata salsa di cachi e da impalpabili cialdine che si sciolgono in bocca.


Di solito non ci lasciamo tentare dai primi, ma sul menù siamo stati attratti entrambi da uno dei piatti storici della Peca: i bigoli integrali con acciughe, alici marinate e gelato di cipolle rosse. Ne ordiniamo una porzione chiedendo di poterla dividere in due. Ed ecco che davanti a noi si materializza un piatto che difficilmente dimenticheremo: la pasta con le acciughe e le alici ha una grinta che toglie il fiato ma il tocco finale lo conferisce il gelato alla cipolla rossa e ti viene voglia di centellinare ogni singolo filo di pasta per far durare il più a lungo possibile quell’esplosione di sapore.

Ormai ci siamo arresi all’evidenza: non usciremo indenni da questo pranzo, siamo letteralmente nelle mani dello chef che ci ha condotti nel suo labirinto senza neppure lasciarci il mitico filo.
Davanti ai secondi piatti avvertiamo quasi un timore riverenziale e mio marito affonda titubante il cucchiaio nella zuppa di pesce. Non parla, emette solo mugolii incomprensibili. Decido perciò di prendere il toro per le corna e dopo il primo assaggio capisco perfettamente il perché del suo silenzio: la semplicità e la raffinatezza dei sapori non lasciano spazio a nessuna domanda.

Dal momento in cui ho letto le parole “granchio reale” sul menù, per me non è stato possibile scegliere altro. Il granchio è una delle cose che amo di più in assoluto e, quando lo trovo, non so resistergli. Questo piatto in particolare per me è stata la chiave di volta di tutto il pranzo.
Le diverse consistenze, il contrasto tra il sapore quasi caramellato del granchio e l’acidità dell’avocado, la freschezza della preparazione in insalata abbinata alla delicata cremosità della salsa, regalano un’emozione indescrivibile che, a distanza di giorni, riesco ancora a riassaporare solo chiudendo gli occhi.

Un attimo di respiro con il divertente e spumeggiante sorbetto al mandarino con gel di Chinotto ed ecco la carta dei dolci. Voglio chiudere in bellezza e ordino un sorbetto di uva fragola.
Nell’attesa arrivano le dolci coccole racchiuse in una scatola di pasticceria che, una volta aperta, mostra la sorpresa di un cubo di plexiglass trasparente contenente tre chicche di yogurt, frutti di bosco e cioccolato bianco e altre dolci squisitezze.
Arriva il mio sorbetto ed è talmente invitante che mi dimentico persino di fotografarlo. L’apparenza è pari solo alla sua bontà.
Concludo con un caffè e ci lasciamo andare a chiacchiere rilassate con la moglie di Pierluigi Portinari, perfetta padrona di casa che ti fa sentire quasi in famiglia.
Non vorremmo più alzarci (anche perché le sedie sono di una comodità inaudita, dovrebbero essere vietate per legge) ma la nebbia che inizia a scendere ci spinge a prendere, controvoglia, la via del ritorno.
Arrivederci a prestissimo e grazie per aver lasciato una peca nel nostro cuore.

Prezzo totale: 248 euro, gentilmente scontato a 240
Rapporto Qualità/Prezzo: più che buono
Voto: 9½ (io farei anche dal 9 al 10, come si usava una volta a scuola)
Note e considerazioni personali: Ci sono tanti ristoranti che ti conquistano con la bravura dei loro chef, ma qui ho trovato qualcosa di più: il calore, una squisita gentilezza e la sensazione di non essere solo un cliente e, a mio parere, questo fa la differenza.

domenica 26 dicembre 2010

Ritorno al passato

Sempre più spesso mi capita di assistere all'evoluzione di locali che cercano in tutti i modi di adattarsi al trend del momento, così al posto della trattoria di paese o della locanda con cucina tipica spuntano come funghi ristoranti pseudo giapponesi o etno-chic con cucina fusion.
In genere il risultato è insoddisfacente perchè non si diventa esperti cuochi nipponici solo fregiandosi di un'insegna dal nome giapponese.
Una ventina di anni fa l'etnicità era rappresentata dai ristoranti cinesi. Quanti ne sono rimasti adesso? Forse una decina in tutta la provincia. Questa premessa per dire che qualche sera fa ho cenato in un ristorante cinese e mi è sembrato di ritornare indietro nel tempo, quando l'unica alternativa poco costosa alla pizza era proprio la cucina asiatica.
Il Grande Shanghai si trova a Desenzano ed è ormai un'istituzione visto che può vantare un'attività più che decennale.
Il locale è quasi sempre pieno, anche nei giorni infrasettimanali e in quelle sere in cui la maggior parte degli altri ristoranti piange la penuria di clientela.
Abbiamo ordinato diverse cose: la classica zuppa di mais e pollo, l'insalata di alghe, il vitello stufato con funghi e bambù, i frutti di mare alla piastra, l'insalata di gamberi e l'immancabile riso alla cantonese. La qualità del cibo è abbastanza buona, le cameriere sono veloci e gentilissime, le porzioni sono abbondanti e i prezzi sono davvero concorrenziali. Ecco l'alternativa ideale e divertente alla solita pizza.
Prezzo: 36 euro in due.
Giudizio:
Rapporto Qualità/Prezzo: Decisamente buono

giovedì 16 dicembre 2010

sogno di una notte d'inizio inverno

In una fredda e limpida serata invernale cosa c’è di meglio che farsi viziare da una cucina di grande qualità e da un servizio impeccabile? Per questo motivo ci siamo recati al ristorante Esplanade, a Desenzano del Garda: a mio parere una delle stelle Michelin più meritate.
L’interno è stato da poco rimodernato ma il proprietario è riuscito a non snaturare l’essenza classica ed elegante di questo ristorante.
Le luci, calde e soffuse e i toni del beige e panna, utilizzati per l’arredo e per le pareti, rendono l’ambiente rilassante e piacevole.

Ci accomodiamo ad un bel tavolo con vista sul lago. La mise en place è essenziale ed accurata. Ci viene portato un cestino contenente panini di varietà diverse, pizzette e focaccine ed una ciotola con del burro spumoso da spalmare: molto invitante e goloso.
Da bere ordiniamo Champagne Launois Père et Fils, optiamo però per la bottiglia da mezzo litro perché vogliamo cambiare vino dopo l’antipasto.
Arriva il benvenuto della casa: trancio di baccalà cotto a bassa temperatura su crema di patate, molto delicato e di ottima qualità.

Come antipasto scelgo l’insalatina di stagione con crostacei e cappelunghe su crema di topinambur e agretto al succo di ribes: eccezionale sia come consistenza che come sapori. Azzeccato il  contrasto tra il croccante dell’insalata e la tenerezza dei gamberi e delle cappelunghe. La crema di topinambur ne esalta il gusto morbido ed il succo di ribes conferisce il tocco agre che completa il piatto alla perfezione.
Mio marito si orienta sul crudo di mare che è composto da tre differenti carpacci (tonno, branzino e dentice),  due scampi, due gamberi rossi di Sicilia, un’ostrica e dei tartufi di mare. La qualità del pesce è ineccepibile ed il sapore è ovviamente paradisiaco. Molto interessante l’accostamento con il guacamole, servito in una ciotolina a parte. Un piatto cult per gli amanti del pesce crudo.
Cambiamo vino e ordiniamo una mezza bottiglia di Trentino Chardonnay – Casale Monfort: profumato e di buona struttura. 

Diverse scelte anche per i secondi piatti: mio marito si fa ingolosire dalla triglia farcita del suo fegatino con calamaretti spillo ripieni di cipolle fondenti e crema di cannellini, un piatto all’apparenza complicato che si rivela veramente straordinario. I sapori restano ben distinti e si esaltano gli uni con gli altri in un abile gioco di equilibrio.

 Io mi lascio tentare dall’astice blu con crema soffice di patata profumata al limone, caviale e salsa al frutto della passione. Non ci sono sufficienti parole per descrivere la bontà di questo piatto: l’astice è sublime, cotto alla perfezione e la sua dolcezza è stemperata dalla sapidità del caviale e della salsa al passion fruit. Ottima anche la crema di patate che è resa meno dolce da una punta di maionese.

Come al solito decliniamo (a malincuore) l’offerta del dessert ma quando arrivano due vassoi colmi di dolci coccole e piccola pasticceria i buoni propositi affogano in una squisita crema pasticcera al liquore e castagne e in una freschissima crème brûlée alla fragola con ghiotti pasticcini di accompagnamento.

Prezzo: 220 euro totali, a cui è stato applicato successivamente un gentilissimo sconto.
Rapporto Qualità/Prezzo: Più che buono
Voto finale: 9
Note e considerazioni personali: Amo molto questo ristorante perché si mantiene sempre fedele al proprio stile. La passione e l’amore per il cibo si vedono e si sentono e le aspettative non vengono mai deluse.


sabato 11 dicembre 2010

Vino del Giorno: Trentino Chardonnay - Casata Monfort

Mi è capitato di assaggiare questo vino qualche sera fa, abbinato ad una cena a base di pesce e l’ho trovato molto interessante, con un ottimo rapporto qualità prezzo.
“Cantine Monfort” è un’azienda fondata nel 1945 da Giovanni Simoni, nonno dell’attuale responsabile. La cantina ha sede a Lavis, un paese a nord di Trento, conosciuto in ambiente vitivinicolo.  
Quest’azienda utilizza uve provenienti da vigneti dalla Val di Cembra e dalle colline sopra Lavis e Trento.
La varietà Chardonnay si è perfettamente adattata in Trentino poiché ha trovato un habitat simile a quello d’origine.
Ad un primo esame visivo il vino si presenta di color paglierino con lievi sfumature verdoline. Il profumo è intenso e complesso, con spiccate note di frutta tropicale, soprattutto banana e ananas e delicate note floreali. In bocca resta fresco, asciutto e sapido.
E’ un vino di media struttura con una buona persistenza.

Scheda Tecnica:
Terreno: Medio impasto alluvionale
Uve utilizzate: Chardonnay 100%.
Vinificazione: La vendemmia avviene manualmente all’inizio di settembre. Le uve vengono sottoposte ad una pressatura molto soffice e alla fermentazione a temperatura controllata di 16-18°C in serbatoi di acciaio inox con ceppi di lieviti selezionati. Successivamente il vino  resta a contatto con la feccia nobile per un periodo di 4-6 settimane.
Affinamento: In serbatoi di acciaio inox, alcune settimane in bottiglia prima della commercializzazione.
Alcool: 13% vol.
Riconoscimenti: Le Cantine Monfort hanno ricevuto diverse segnalazioni su riviste specializzate italiane e tedesche e numerosi riconoscimenti anche a livello internazionale, tra gli altri il "Marchio della Confraternita" di Trento , il "Concorso Internazionale all'Expo" di Milano, il "Concorso Enologico Internazionale Vinitaly", il Wine Master di Estoril (P) e l'International Wine Challenge di Londra.

martedì 30 novembre 2010

Il Gioco dell'oca

Il Ristorante “L’Oca Cioca” si trova, un po’ nascosto, nel vicolo che conduce al Duomo di Salò.
Il locale è composto da due piccole salette, gli arredi giocano su tonalità soft: panna, beige, marrone e il risultato è un ambiente caldo ed accogliente. Inoltre, alcuni specchi opportunamente collocati, donano respiro alla sala.
Appena seduti ordiniamo dell’acqua e quando chiediamo la lista dei vini, la titolare, molto gentile e professionale, ci invita ad andare a scegliere la nostra bottiglia direttamente in cantina.
L’idea è originale e divertente, la cantina è interessante e offre una buona scelta di etichette. Alla fine optiamo per un Vermentino.
La specialità di questo ristorante è l’oca, perciò, come antipasto, scelgo proprio il carpaccio d’oca che viene presentato a fette sottili a cui è stata lasciata una strisciolina di grasso, condite con un filo di aceto balsamico. Il sapore è convincente: il grasso ammorbidisce la carne rendendola gustosa e non stopposa e l’aceto balsamico crea un piacevole contrasto agre.
Mio marito ordina il carpaccio di tonno e di pesce spada affumicati: lo spada è squisito, perfettamente equilibrato in delicatezza e sapore, il tonno invece risulta un po’ banale e insipido.
Decido di seguire il fil rouge dell’oca anche per il secondo piatto e ordino la coscia al forno con patate: eccezionale, tenera e per niente asciutta, viene accompagnata da una riduzione del suo sugo di cottura che ne esalta la bontà.
Scelta diversa per mio marito che preferisce continuare con il pesce e ordina i filetti di persico con polentina bianca: il pesce è buono ma la salsa a base di pomodoro e capperi con cui viene servito ne copre il gusto delicato.
Siamo sazi perciò non ordiniamo né dolce né caffè.

Prezzo: 65 euro in due
Rapporto Qualità/Prezzo: buono
Voto:
Note e considerazioni personali: il cavallo di battaglia di questo ristorante è la carne, la loro specialità è l’oca ma troverete anche altri piatti interessanti come il maialino da latte.

martedì 23 novembre 2010

Vino del giorno: Balì – Azienda Agricola Trevisani

Oggi voglio parlare di un vino che amo particolarmente e che forse non tutti conoscono: il “Balì” dell’Azienda Agricola Trevisani.
La proprietà dei Trevisani occupa ben 10 ettari estendendosi su tre diversi comuni: Salò, Soprazocco e Puegnago del Garda.
Negli anni ’60 Peppino e Nini Trevisani fondarono l’Azienda utilizzando dei vitigni inusuali come il Riesling Renano e il Cabernet Sauvignon. Dagli anni ’80 sono subentrati i figli Gian Pietro e Mauro che hanno portato avanti con passione la filosofia dei loro genitori.
Il nome Balì deriva da un vento del Lago di Garda e quando si stappa questo vino si ha proprio la sensazione di respirare i profumi del Lago.
Il colore è paglierino luminoso, al naso spiccano note agrumate e di pesca, con delicati sentori di frutta esotica.
Al palato è minerale, freschissimo, perfettamente equilibrato in sapidità, con un gusto rotondo ed un finale persistente e appagante.
Ottimo con un menù a base di pesce sia di mare che di lago.

Scheda Tecnica:
Zona di produzione: Lombardia - Lago di Garda
Riconoscimento: IGT (Indicazione Geografica Tipica)
Terreno: Di origine morenico glaciale, ricco di sabbia e limo.
Uve: Chardonnay (50%) e Sauvignon (50%)
Affinamento: In botti di rovere per 10 mesi ed altri 3 in bottiglia
Alcool: 13% vol

martedì 16 novembre 2010

Anche l'atmosfera conta

Il ristorante Q.B. si trova sulla strada panoramica che porta a Salò ed è gestito dallo chef Alberto Bertani e dalla sua compagna Irene che curano con passione ogni dettaglio sia in cucina che in sala.
All’interno, l’accuratezza nella scelta degli arredi, le luci calde e non invadenti e la bella musica di sottofondo, rendono l’ambiente accogliente ed intimo.
La mise en place, sobria e raffinata è ravvivata da bei bicchieri in vetro colorato.
Ci viene portato un sacchetto di tela contenente dei caldi e fragranti panini di diverse fogge. Ordiniamo dell’acqua e una bottiglia di Vernaccia Valle del Tirso “Orriu” di Contini: profumatissimo, dal gusto fresco e pulito.
Il benvenuto della casa è un crostino caldo con pomodorini e robiola: stuzzicante e leggero.
Per iniziare scegliamo un antipasto misto composto da gamberi crudi, morbidissimi, presentati con della mela tagliata à la julienne  che crea un perfetto contrasto di sapori e consistenze; carpaccio di pesce spada al naturale e affumicato, accompagnato da spicchi d' arancia che donano equilibrio al gusto deciso dell’affumicatura ed esaltano la freschezza del pesce; infine la tartara di tonno, squisita e condita sapientemente senza coprire la naturale bontà della materia prima.

Di secondo scelgo il tonno scottato in crosta di sesamo: tenero e gustoso, viene servito su un letto di crema di patate e finocchi tagliati a lamelle sottili, il sesamo conferisce al tonno una nota croccante ed un piacevole retrogusto di tostatura.

Mio marito ordina l’ombrina farcita ai funghi porcini: la cottura è perfetta, il pesce è squisito, morbido e per niente asciutto e l’abbinamento con i funghi è davvero azzeccato.


Non ordiniamo il dolce ma ci vengono gentilmente offerti dei deliziosi biscottini che si sciolgono letteralmente in bocca. Un’ottima grappa conclude degnamente la cena.


Prezzo: 89 euro in due
Rapporto Qualità/Prezzo: Più che buono
Voto:
Note e considerazioni personali: In questo locale tutto denota la cura e l’attenzione verso il cliente: ci si sente viziati e coccolati e non ci si alzerebbe più da tavola.

domenica 14 novembre 2010

Romantica Portovenere

Come ultima tappa ci aspetta Portovenere. Ad accompagnarci, finalmente, uno spiraglio di sole e subito il paesaggio si modifica completamente.
Cerchiamo un ristorante che ci era stato segnalato ma purtroppo è chiuso per ferie, così, addentrandoci nella via interna, decidiamo di fermarci in un minuscolo bar che propone anche piatti della cucina locale, il Bacicio.
L’inizio non è entusiasmante poiché veniamo fatti accomodare ad un tavolino piccolissimo e molto scomodo, nonostante il resto del locale sia vuoto.
Ordiniamo da bere: mezzo litro di vino della casa e una bottiglia d’acqua e ci viene portato un cestino contenente fette calde di focaccia.
Come antipasto ci lasciamo tentare dalla degustazione di alici: un trittico composto da alici cucinate in modi diversi, con cipolle e olive, con pomodoro e capperi e con olio, limone ed origano. Sono squisite e l’umore si risolleva velocemente.
Per secondo io scelgo i muscoli ripieni: buoni anche se il pane e il formaggio erano preponderanti nel ripieno.
Mio marito ordina la frittura di alici che è a dir poco eccezionale: abbondante, croccante e non unta, un vero piacere per il palato!
Soddisfatti e più che sazi, usciamo nel pomeriggio mite e soleggiato per una passeggiata in questo splendido paese.

Prezzo: 40 euro in due
Rapporto Qualità/Prezzo: Ottimo
Voto:
Note e considerazioni personali: Questo locale si apprezza se si riesce ad andare oltre la prima impressione. La riservatezza della gente del posto può a prima vista, essere scambiata per scortesia, in realtà bastano poche parole e un sorriso per scoprire la gentilezza e la disponibilità liguri.

giovedì 11 novembre 2010

Per le vie di Monterosso

Piove ancora e le strade sono in condizioni pessime, per questo motivo decidiamo di non allontanarci troppo dall’albergo e di cenare a Monterosso, precisamente al Ristorante Via Venti.
Il locale è molto piccolo ma gli spazi sono stati sfruttati ottimamente. L’arredamento è sobrio e curato e anche la tavola è apparecchiata con gusto.
Da bere ordiniamo un Cinque Terre della cantina Sassarini: fresco e sapido, di buona struttura.
Entrambi scegliamo l’antipasto misto di mare; ci viene portato un piatto con diversi assaggi: gamberetti con cannellini, un calamaro con pomodori e olive, un muscolo ripieno, insalata di mare e uno scampo con pomodoro e aromi. Al centro troviamo una coppetta con cozze e vongole. Tutto buono ed equilibrato nei sapori, tranne le cozze e le vongole che sono fredde e poco sapide.
Come secondo mi lascio tentare dalle alici scottate con pomodorini e olive: ottime, freschissime e con un gusto deciso.
Mio marito ordina un fritto misto di calamari, alici e scampi. La frittura è stata eseguita con metà olio di semi e metà olio d’oliva: il colore è intenso e il sapore corposo ma non eccessivamente unto.
Prezzo: 85 euro in due, gentilmente scontato a 75.
Rapporto Qualità/Prezzo: Buono
Voto:
Note e considerazioni personali: questo è un ristorante a conduzione familiare con una cucina semplice ma gustosa. Gli ingredienti principali delle ricette sono: olio, vino e pomodoro, nel pieno rispetto del sapore del pesce.

domenica 7 novembre 2010

Manarola: il borgo dei sogni

Secondo giorno di pioggia, decidiamo di recarci in un ristorante che ci è stato caldamente consigliato da amici: “Da Billy” a Manarola.
Manarola è uno splendido paesino di vicoli e pertugi, un complicato labirinto che  sorprende i visitatori con improvvisi scorci di mare da mozzare il fiato.
Il ristorante si trova in una di queste minuscole viuzze e vi si accede  tramite una ripida scalinata.
L'interno è davvero piccolo, nemmeno una decina di tavoli, ma l’atmosfera è quella di casa con il titolare che, dopo un’iniziale formalità, si lascia andare e racconta dei suoi trascorsi di pescatore.
Da bere ordiniamo un Cinque Terre D.O.C. della Cantina Terre di Levante: aspro e profumato come questi meravigliosi paesaggi.
Optiamo entrambi per l’antipasto misto di mare e poco dopo arrivano in successione circa quindici assaggi: dal tonno scottato con pomodorini secchi all’insalata di polpo, dai moscardini in umido alla panizza (piccoli quadratini fritti di polenta di ceci) ai gamberi in crema di zucca, le immancabili alici marinate e sottosale, il baccalà con i fagioli, il salmone con l’aceto balsamico, le lumachine di mare, le crepes ripiene di delicatissimo pesce, il tonno sott’olio con cipolle rosse. Una girandola di sapori nuovi e conosciuti con punte di vera estasi culinaria.
Come secondo ordino il tonno alla griglia che mi era stato raccomandato dal titolare e subito capisco il motivo: è freschissimo, sodo e cotto alla perfezione. E’ talmente buono che basta solo un filo d’olio per renderlo indimenticabile.
Mio marito sceglie i muscoli ripieni: eccezionali, il ripieno sa di pesce e non solo di pane e formaggio, una vera prelibatezza.
Non ordiniamo il dolce ma il proprietario, gentilmente, ci offre dell’ottimo liquore di mirto fatto in casa.
Tra un bicchiere e l’altro, seduti al tavolino di fronte al mare in burrasca, assaporiamo questo momento di felicità assoluta.

Prezzo: 79 euro
Rapporto Qualità/Prezzo: più che buono
Voto:
Note e considerazioni: In alta stagione vi consiglio di prenotare in anticipo, sia per le dimensioni davvero esigue del locale, sia per la possibilità di godere di uno dei due tavoli vista mare.

venerdì 5 novembre 2010

Cinque Terre: uno scorcio di Paradiso

Quale migliore meta, per un weekend romantico e rilassante, delle Cinque Terre? Peccato che il tempo non sia stato clemente e che il nostro itinerario culturale si sia trasformato in un’esperienza da “ai confini della realtà” in mezzo a strade allagate e vento da tempesta.  Perciò, accantonata definitivamente l’idea di passeggiate solitarie alla scoperta di romantici paesaggi, ci siamo dedicati alla nostra attività preferita: il mangiar bene.
Il criterio che abbiamo seguito nella scelta dei ristoranti è stato quello di evitare il più possibile i posti turistici per scoprire il piacere della vera cucina ligure.
Il primo ristorante che abbiamo sperimentato è la Trattoria Cavour in centro a Levanto. Il locale è molto semplice negli arredi e nella mise en place ed è frequentato principalmente da gente del posto. Ordiniamo subito mezzo litro di vino bianco della casa e una bottiglia d’acqua.
Entrambi optiamo per l’antipasto misto di pesce; ci vengono portati diversi assaggi caldi e freddi: pesce spada e tonno affumicati, gamberetti con fagioli cannellini, muscoli ripieni,  insalata di mare, alici marinate e sotto sale, tutto di buona qualità.
Come secondo io ordino una zuppa di muscoli: le cozze e le vongole sono saporite e il sugo è gustoso e piccante al punto giusto. Mio marito sceglie la frittura di alici: deliziosa, croccante e leggera senza traccia di unto.
Concludiamo con un caffè e, visto che è Halloween, ci vengono offerte delle caramelle.

Prezzo: 65,50 in due
Rapporto Qualità/Prezzo: buono
Voto:
Note e considerazioni: di questo locale voglio segnalare due cose. La prima positiva è la gentilezza e la competenza della cameriera che ci ha serviti e ha risposto a tutte le nostre domande sulle tecniche di trattamento delle alici crude (l’Anisakis purtroppo è più diffuso di quanto si pensi), la seconda negativa: dopo aver chiesto di pagare con il bancomat ci siamo ritrovati in conto anche l’euro dell’operazione bancaria, ovvero 66 euro e 50. Direi che si poteva evitare.


martedì 26 ottobre 2010

Una cena da gourmet

Cena aziendale: quale miglior occasione per godersi una serata in un ristorante superlativo? Per questo motivo la scelta è caduta sul “Miramonti l’Altro” di Concesio dove il talento dello chef  Philippe Leveillè non tradisce le aspettative.
Dall’esterno il ristorante ha l’aspetto di una villetta privata, con giardino e portichetto, infatti non è facilissimo da identificare.
L’interno è molto sobrio ed elegante con tavoli rotondi ben distanziati e grandi vetrate che si affacciano sul giardino.

Ci accomodiamo ad un tavolo collocato in un grazioso bow-window, la mise en place è ineccepibile: le stoviglie sono di grande pregio e la cura per il dettaglio traspare da ogni particolare.
Insieme al menù ci vengono portati subito tre cestini colmi di pane di diversi tipi, caldo e fragrante.
Scegliamo tutti alla carta, sebbene i vari percorsi di degustazione siano assolutamente invitanti.

 Come entrée  di benvenuto ci viene offerto un bicchiere di Franciacorta e una zuppetta di calamaro al vino bianco e cipollotti, molto intrigante.
Come primo vino, scegliamo un Comarì del Salem di Uberti, che ogni volta conferma la sua meritatissima fama.

Arrivano gli antipasti! Per me tartare di scampi con croccante di parmigiano e acqua di pomodoro: la materia prima è eccellente ed il croccante crea un contrasto interessante sia come sapore che come consistenza, infine l’acqua di pomodoro, davvero deliziosa, esalta in modo superbo il tutto. 

Ottimo anche il tortino di capesante, patate ratte e tartufo nero alle spezie dolci: i molluschi sono della giusta consistenza e il tartufo e le spezie conferiscono al piatto la giusta grinta.
Due dei miei commensali scelgono la crema e confit di anatra all’aceto di mele verdi con caramella e cioccolatino di fegato grasso d’anatra: piatto che parte un po’ in sordina ma che, con il cioccolatino e la caramella, regala un’emozione finale da “standing ovation”.

Per non farmi mancare niente (dopotutto non capita tutti i giorni di cenare in ristoranti di tale risma), ordino anche il primo: zuppetta di pesci con fave e piselli al latte di mandorle e zafferano, bocconcini di morbidissimi crostacei, molluschi e pesce adagiati in una favolosa crema con un leggero retrogusto dolce, perfettamente equilibrato in sapidità.

 Per chi non ha ordinato il primo piatto arriva un cortese assaggio composto da una gustosa minipizzetta e un cucchiaio di sorbetto al basilico, fresco e molto gradevole.
Cambiamo vino e il tiro si alza di parecchio con lo Chardonnay Langhe Gaja e Rey di Gaja: un vino davvero eccezionale di grande struttura e complessità, corposo e maturo, con il giusto contrasto di acidità e una nota finale di miele ed agrumi elegante e persistente.


Nel frattempo arrivano i secondi, per me, cubo di tonno al vino rosso e marmellata di cipolle: ottima la qualità e la freschezza del pesce, un po’ troppo “invadente” la marmellata.


Nota di merito per l’hamburger di astice e scampi al basilico, pinoli, fagiolini e patate ratte: squisito e ottimamente bilanciato nel gusto.
Deliziosa anche la bomboniera di coda di rospo e tartufo nero, crema di patate, spezie ed erbe aromatiche: un tripudio di morbidezza che viene stemperata dal gusto deciso del tarfufo. Proseguiamo ordinando la terza bottiglia della serata: un Montepulciano d'Abruzzo Cerasuolo di Valentini, ottimo rosé dal gusto corposo e colore deciso.

Ci viene gentilmente offerto un assaggio di polenta taragna e lumache di vigna, come rifiutare? Davvero buono, la polenta è cremosissima e le lumache sono squisite. Quando pensiamo di non poter più mangiare nemmeno un boccone, ci vengono presentati due carrelli colmi di formaggi di tutti i tipi. Il profumo è intenso e solo la voglia di lasciare un po’ di spazio per il dolce mi impedisce di fare qualche assaggio.


Un attimo di riposo e il tavolo si riempie di dolci coccole: per una brevissimo istante rimpiango di aver ordinato il dessert, davanti a me ci sono irresistibili dolcetti di tutti i tipi, dai cannoncini alle meringhe con panna, dalle gelatine ai biscotti, dalle nocciole caramellate al gelato alla birra. Resistere è praticamente impossibile!

 
Fortunatamente arriva subito il mio dolce: il famoso gelato alla crema “Miramonti”, una soffice nuvola gialla che viene completata con una colata di cioccolato fuso. 

Concludiamo con un caffè e ci crogioliamo nella beatitudine di una cena praticamente perfetta.

 
Voto: 9½
Prezzo: 150 euro a persona
Rapporto Qualità/Prezzo: Buono
Note e considerazioni personali: Pur essendo un ristorante bistellato, i prezzi sono abbastanza contenuti, soprattutto per quanto riguarda i vini che offrono etichette di altissimo livello con un ricarico non eccessivo.


sabato 23 ottobre 2010

Una domenica sull'alto lago

Nello splendido borgo di Villavetro di Gargnano, si trova il Ristorante Vicovetere, gestito con bravura e simpatia da una giovane coppia.
Il locale è piccolo ma molto accogliente, i tavoli sono ben distanziati e l’arredamento è sobrio e curato.
Molto gradevole la mise en place, ingentilita da un bel fiore in vaso e da una candela.
Il menù non è molto ampio ma ci vengono presentate anche altre golose proposte fuori lista. La carta dei vini è interessante e propone anche etichette particolari. Oggi scegliamo un Erbaluce di Caluso Tre Ciochè  dell’ Azienda Agricola Silva, Agliè (TO): eccellente e con un ottimo rapporto qualità-prezzo.
Nel frattempo arrivano il pane, rigorosamente fatto in casa, servito caldo e fragrante in un divertente sacchetto da forneria e il piatto di benvenuto della casa, una noce di morbidissimo e appetitoso paté.
Come antipasto ordino il salmone affumicato con salsa yoghurt e pan brioche: eccezionale, con un’affumicatura pressoché perfetta, inoltre la leggera acidità dello yoghurt tempera la componente grassa del salmone equilibrando il sapore del piatto ed il pan brioche tiepido e profumato di burro, fa da corollario ottimale al tutto.

Mio marito sceglie la terrina di tinca all’aglio che viene servita con una croccante brunoise di verdure. La tinca è deliziosa, mantecata con un corposo burro nostrano che non copre affatto il sapore delicato del pesce.
Tra i secondi mi faccio ingolosire dal pescato del giorno: un trancio di ombrina cotto alla perfezione, di una morbidezza indescrivibile, adagiato su una fetta di patata arrostita sopra un letto cremoso di verdure passate. Dal mio punto di vista il piatto “principe” del pranzo.

Pesce persico con cipolle per mio marito. Gli vengono portate due cocottine, una contiene della gustosa polentina e l’altra il pesce con le cipolle: molto buono anche se il gusto dolce e deciso delle cipolle copre un po’ la leggerezza del persico.

Concludiamo con un buon caffè e ci fermiamo a fare due chiacchiere con il titolare, che è anche lo chef, con cui ci complimentiamo per la bravura e la passione che trapela dai suoi piatti.


Prezzo: 80 euro in due
Rapporto Qualità/Prezzo: Più che buona
Voto:
Note e considerazioni: I processi di lavorazione delle materie prime (come l’affumicatura) sono eseguiti direttamente dallo chef che preferisce non utilizzare prodotti già lavorati e la differenza, credetemi, si sente.