lunedì 27 settembre 2010

Osteria Capoborgo

Questa sera decidiamo di ritornare in un ristorante che ci ha dato sempre grandi soddisfazioni culinarie: l'Osteria Capoborgo a Gavardo. 
Entriamo ben decisi a scegliere piatti a base di carne, in quanto mi rendo conto che finora le mie recensioni sono state viziate dal limite delle mie evidenti preferenze gastronomiche.
La titolare, con cortesia e affabilità, ci fa accomodare nell’intima saletta, con luci soffuse e pochi tavoli ben distanziati.
Il locale è arredato con molto gusto, con pezzi spaiati che donano un’eleganza discreta senza cadere nel lezioso; anche la mise en place è semplice e curata. 
Ci viene presentato il menù, ma ancor prima di poterlo guardare, la nostra certezza iniziale si sgretola davanti ad una semplice frase:”Se desiderate, oltre al menù, stasera potrete trovare anche la degustazione di pesce crudo e cotto”.
Io e mio marito ci guardiamo negli occhi ed è un attimo: il piacere della tavola prende il sopravvento sulla responsabilità di blogger. Perdonatemi ma anche stasera vi toccherà un’altra recensione di pesce.
Come vino, scegliamo di restare in zona e ordiniamo il Balì di Trevisani: profumato e ben strutturato, si rivela un accompagnamento azzeccato alla nostra degustazione.
Nel frattempo arriva il pane, o meglio, diversi tipi di pane e grissini: un piacere per gli occhi e per la gola.
Si comincia!!
Assaggio di storione in due modi: crudo con ovuli e aglio nero e  scottato con patate viola e tartufo. Il sapore è eccezionale e non viene mascherato né dall’aglio (che è davvero molto delicato), né dal tartufo che, al contrario, ne esalta la freschezza.
Dopo una decina di minuti arrivano i piatti principali.
In un bel piatto rettangolare vengono presentati nell’ordine: ventresca di tonno cruda a cubetti, scampo, gambero rosso e gambero di Gallipoli anch’essi crudi, ventresca di tonno scottata, tartara di tonno e una capasanta atlantica. Il tonno era di prima qualità, davvero ottimo; lo stesso vale per i crostacei, soprattutto lo scampo era qualcosa di incredibile come sapore e consistenza. Anche la capasanta era molto buona, anche se, essendo molto grande ne avrei servita solo metà a testa per evitare che stancasse.
Insieme al piatto di degustazione ci vengono portati anche due piattini contenenti due ostriche a testa, posate sopra un letto di sale. Buonissime, grosse e dal sapore burroso.
Al centro della tavola viene posta una pietra ollare ancora calda con dell’astice blu servito a pezzi insieme alle sue uova: tenero e delicatissimo, si sente che la materia prima è davvero eccellente.
Concludiamo con uno spiedino di seppia marinato e scottato: appetitoso e cotto alla perfezione.
L’unico neo di questa spettacolare carrellata è dovuto al fatto che tutti questi piatti ci vengono serviti contemporaneamente e quindi, le preparazioni cotte si sono un po’ raffreddate o, nel caso dell’astice, sono passate leggermente di cottura. Siamo comunque molto soddisfatti e anche piuttosto sazi. Non sappiamo se ci sono altri piatti e quindi aspettiamo curiosi.
L’attesa dura poco, infatti ecco arrivare un divertente sandwich di pane nero, crema di avocado e salmone selvaggio: stuzzicante l’accostamento tra il sapore ruvido del pane nero e quello raffinato del salmone.
Ci viene chiesto se desideriamo il dolce, ma io preferisco chiudere solo con un caffè. Almeno così credo poiché dopo pochi istanti mi trovo di fronte uno spiritoso barattolone di ceramica contenente leccornie di tutti i tipi: spumiglie, liquerizia, lecca lecca: molto scenografico e giocoso. Mi sembra di tornare bambina, quando mia madre nascondeva tutti i dolci di casa in una scatola che teneva ben nascosta nella credenza.  
Ma non è finita perché arriva un tripudio di delizie: babà al rum, creme e mousse al cucchiaio, biscottini, mini sbrisolona, cioccolatini ripiene di marmellata e un bel grappolo d’uva per “pulirsi” la bocca. Come si fa a non lasciarsi tentare? Impossibile, infatti abbiamo assaggiato praticamente tutto e non ce ne siamo affatto pentiti!


Prezzo: 134 euro
Rapporto Qualità/Prezzo: Buono
Giudizio: 8
Note e considerazioni personali: Il ristorante è segnalato dalle grandi guide gastronomiche e merita assolutamente la sua fama, sia per quanto concerne la cucina, sia per la modestia e la bravura dei titolari.

venerdì 24 settembre 2010

Vino del giorno: Franciacorta Dosaggio Zero - Andrea Arici

Oggi restiamo nelle nostre zone per parlare di un ottimo Franciacorta: Dosaggio Zero di Arici dell'Azienda Agricola Colline della Stella.
Note storiche:
Andrea Arici, alla fine degli anni Novanta, decide di recuperare dei vecchi vigneti terrazzati a Gussago, nell'estrema Franciacorta. Queste terrazze vengono rimesse a nuovo e inizia l'avventura della famiglia Arici, con la produzione delle prime bottiglie.
Dal 2002, Andrea decide di riservare una piccola parte di quel vigneto alla produzione di Franciacorta e per questo si serve della collaborazione dell'amico enologo Nico Danesi.
La terra di Arici è composta in prevalenza da calcare attivo particolarmente drenante che dona un'intensa sapidità e mineralità ai suoi vini. Inoltre, Andrea è l'unico a produrre Franciacorta esclusivamente a Dosaggio Zero che rispecchiano a pieno le caratteristiche dei suoi terreni.

Il vino si presenta color giallo paglierino con riflessi verdognoli; il profumo è minerale con spiccati sentori di crosta di pane, agrumi e ananas. Al gusto è sapido, di buona acidità e giusta persistenza con note finali di mandorla.

Scheda tecnica:
Vitigno: Chardonnay 100%
Alcool: 12,5 % in volume
Affinamento: 6 mesi in botti d'acciaio sulle proprie fecce prima del tiraggio seguito da 18-22 mesi in bottiglia sui lieviti
Zuccheri residui: massimo 1.5 g/l
Terreno: calcareo/argilloso

martedì 21 settembre 2010

Sapori di Puglia

Ci sono ristoranti che non godono della visibilità della posizione o dell’influenza delle mode e devono conquistarsi il loro posto al sole semplicemente con la buona cucina. Il Ciamb’Otto di Botticino è uno di questi.
Appena entrati vi troverete in un piccolo ma accogliente locale, non ci sono molti tavoli quindi potrete cenare in un’atmosfera tranquilla e intima.
La tavola è apparecchiata con cura con piatti e bicchieri decorati, tutto perfettamente in linea con il mood del ristorante. Il cestino del pane è colmo di fette di pugliese, calde e fragranti.
 Il proprietario, con affabilità e competenza ci elenca i piatti del giorno e a metà lista sentiamo già l’acquolina in bocca. Si prospetta una serata coi fiocchi!
Per quanto concerne il vino restiamo in zona e scegliamo un Tufjano dell’Azienda Agricola Colli della Murgia, ottenuto da uve Fiano Minutolo vinificate in purezza: dal profumo fresco con note di frutti gialli e mimosa, al palato risulta morbido e gradevolmente persistente.
Arrivano gli antipasti: scampi crudi, alici marinate e cozze crude.
I crostacei sono semplicemente fantastici, compatti e dolci, serviti con una spolverata di peperoncino e pepe rosso in grani.

Le alici sono sfilettate e condite con una marinatura di olio, aceto e un pizzico di peperoncino: freschissime e davvero gustose. Lascio per ultimo quello che, da sempre, è il mio piatto preferito: le cozze crude. Se non le avete mai assaggiate, non sapete cosa vi state perdendo! Vengono marinate solo con olio e aceto e il sapore è semplicemente indescrivibile.
Nonostante l’alto gradimento degli antipasti, i secondi piatti si difendono altrettanto bene: per me una zuppetta di rana pescatrice con cozze e vongole, ottimo pesce in un sugo strepitoso che vi invoglierà  ad intingere numerose fette di pane per gustarlo fino all’ultima goccia; per mio marito calamari, morbidissimi e saporiti, serviti con gli spinaci, un abbinamento perfetto!.
Concludiamo con un caffè.
Cosa aggiungere? Nulla. Se deciderete di cenare al Ciamb’Otto vi renderete conto che non serviranno molte parole perché qui, i veri protagonisti sono i profumi e i sapori della splendida Puglia.





Prezzo: 90 euro per due persone (era qualche euro in più, gentilmente scontato)
Rapporto Qualità/Prezzo: Più che buono
Voto:
Note e considerazioni personali: Il Ciamb’Otto è a gestione familiare, padre e figlio in sala vi metteranno a vostro agio con cortesia e professionalità mentre la mamma si prenderà amorevolmente cura delle vostre papille gustative!

Essendo un ristorante piccolo e piuttosto frequentato, è consigliabile la prenotazione.

sabato 18 settembre 2010

quando bellezza non fa rima con magrezza

Diciamocelo, passata la trentina, se si vuole mantenere una certa presenza si deve fare un po' attenzione. A vent'anni mangi quello che vuoi e bastano due giorni di alimentazione normale per rientrare nei ranghi senza danni; più ti avvicini ai quaranta e più ti accorgi che a giugno non sei ancora riuscita a smaltire gli eccessi del cenone di Natale, nonostante i riti voodoo contro ogni forma di carboidrato e i due ettolitri di sudore che lasci sul tapis roulant tre volte a settimana.
Ti guardi allo specchio sconsolata pizzicando tutto il pizzicabile e trattenendo il fiato fino a quando l'ombelico non ti viene risucchiato dall'interno. Ci siamo passate tutte, o meglio, quasi tutte, se togliamo quelle rarissime donne, portatrici sane del fattore C, che possono mangiare ciò che vogliono e come unica ginnastica quotidiana si mettono il rossetto.
Quindi ci si trova davanti al fatidico bivio: una vita di semini e poltiglie macrobiotiche condite da lunghissime ore di meditazione trascendentale (probabilmente per non sentire i crampi della fame) o un estenuante circo di lezioni di pilates, kick boxing, power yoga, capoeira e dulcis in fundo una bella frullata sulla pedana vibrante?
Per me la decisione è stata abbastanza semplice: amo troppo il buon cibo e il buon vino per rinunciarvi e faccio sport quel tanto che basta per sentirmi bene.
Non proverò mai il "brivido" di entrare in una taglia 40? Pazienza, io e la mia rispettabile 42 ce ne faremo una ragione davanti ad un piatto di spaghetti ai lupini accompagnato da un bicchiere di pas dosè.
Nel frattempo mi godo tutto il godibile:"Godi, fanciullo mio; stato soave, stagion lieta è cotesta", diceva il lungimirante Giacomo e lui la sapeva lunga in fatto di rimpianti!

giovedì 16 settembre 2010

Metti una sera in centro a Brescia

Molti conoscono il Ristorante Plaza principalmente per la pizza e per la posizione centrale in Piazzale Arnaldo, meta di ritrovo per aperitivi e chiacchiere con gli amici. Forse non tutti sanno che questo locale offre anche dell'ottimo pesce, adatto a soddisfare anche i palati più esigenti .
Il ristorante è arredato con molto gusto: toni sobri, illuminazione giusta, mise en place adeguata con bei bicchieri, piatti rettangolari e un tocco floreale.
Ci viene portato subito un piatto con del pane pugliese e delle fette di pizza condita solo con olio, sale e origano.
Il vino scelto per la serata è Flor de Vis di Vie di Romans, un friulano di buona struttura e sentori di fiori e frutta.
Come antipasto ordiniamo due crudità di mare che ci vengono servite in uno scenografico vassoio rialzato in acciaio. I frutti di mare sono adagiati su un letto di ghiaccio con fette di limone ai lati.
Ottima la varietà: ostriche, scampi, gamberi, fasolari e gamberi rossi.
Le ostriche sono piccole ma molto saporite, i crostacei sodi e squisiti e i fasolari freschissimi con un intenso sapore di mare.
Per secondo abbiamo ordinato una gustosissima tartara di tonno che ci viene servita su un letto di songino e pomodorini e un fritto Plaza, ovvero un fritto "scomposto" con gamberi, anelli di totano, filetto di pesce e capasanta: croccante e per niente unto (in stagione vi si possono trovare anche le moeche).
La carta dei dolci è molto invitante ma siamo sazi perciò concludiamo solo con un caffè.


Prezzo: Non posso dirvi quanto abbiamo pagato perchè la cena mi è stata "gentilmente" offerta dal marito (ogni tanto ci vuole), tuttavia mi ha confermato che il prezzo era più che onesto.
Voto:
Note e considerazioni personali: Lo chef va tutte le mattine a scegliere il pesce migliore direttamente al mercato e la differenza si sente.
Da provare anche il tipico piatto pugliese "cozze e patate", davvero buonissimo.
Vi consiglio inoltre di provare questo ristorante in una sera infrasettimanale per evitare la ressa del weekend.

domenica 12 settembre 2010

Ode al pesce povero

Mettete una sera in cui non avete voglia di cucinare, metteteci anche che non vi vada di andare in ristoranti prestigiosi ma abbiate voglia di mangiare qualcosa di semplice.
Tutte queste premesse, in un lunedì sera svogliato, ci hanno portato 
“Al Caminaccio” a San Felice del Benaco.
Da fuori il ristorante è piuttosto anonimo e un po’ spoglio; la cameriera ci accompagna gentilmente nel giardinetto sul retro e sorpresa: ci troviamo di fronte un piccolo e grazioso patio circondato da siepi.
La tavola è apparecchiata in modo semplice, ci vengono portati i menù e ci accorgiamo subito che i piatti alla griglia sono il fiore all’occhiello del locale.
Come antipasto prendiamo le aoline fritte che si rivelano gustose, croccanti e non unte e la sardina salata con polenta che a mio marito è piaciuta molto mentre, a mio parere, era un po’ secca e troppo sapida.
Per secondo abbiamo scelto entrambi il coregone alla griglia, buono ma un po’ asciutto.
Abbiamo bevuto un Lugana Castelli, un vino da tavola semplice e fresco.

Prezzo: 52 euro
Rapporto qualità/prezzo: Buono
Giudizio: 6 ½
Note e considerazioni personali: nonostante ci fossimo presentati alle 21 passate di un lunedì sera, il proprietario ci ha accolti senza problemi e, in un paese piccolo dove le cucine spesso chiudono alle 21 al massimo, non è cosa comune.

sabato 11 settembre 2010

Vino del giorno: Pinot Bianco Villa Russiz

Restiamo in Friuli e parliamo di questo vino di ottima qualità, già premiato dall'AIS e dalle più importanti guide enologiche.
Ma prima un po' di storia.
L’azienda agricola Villa Russiz venne fondata nel 1869 dal conte francese Teodoro de La Tour insieme alla moglie Elvine Ritter. Il conte apportò diverse migliorie all'azienda importando dalla Francia pregiati vitigni quali il Pinot, il Sauvignon, il Merlot. Inoltre costruì una splendida cantina a volte, completamente interrata, utilizzata ancora oggi. Nel 1894 il Conte de La Tour morì e la moglie, in seguito, lasciò l’azienda al governo italiano. Tra la prima e la seconda guerra mondiale l'azienda conobbe un momento di stasi conseguentemente alla crisi economica dell’epoca, tuttavia verso la fine degli anni 50 si riprese fino a collocarsi tra le più prestigiose aziende vitivinicole italiane.

Villa Russiz si trova nel cuore del Collio goriziano in terreno marnoso. I vigneti sono ubicati con esposizione prevalente a sud.

Il vino si presenta di color giallo chiarissimo, quasi trasparente; il profumo è pulito e non invadente, con note di fiori, pera e crosta di pane. Al gusto è fresco e molto delicato. Finale persistente con note di mela.

Scheda tecnica
Denominazione: Doc Collio
Vitigno: Pinot bianco 100%
Alcool: 14% vol.
Vinificazione e fermentazione: I grappoli vengono posti interi nella pressa pneumatica; il mosto, dopo un primo travaso, viene sistemato nelle vasche di fermentazione con temperatura controllata. Il vino resta sulle fecce non meno di 8 mesi e viene imbottigliato dopo circa 10-11 mesi dalla vendemmia.



venerdì 10 settembre 2010

cercando l'essenza...

Avete presente quelle giornate in cui sentite il bisogno di essere coccolati? A me è capitato qualche sera fa e la mia “coccola” è stata regalarmi un’ottima cena!

Lo chef Fabio Mazzolini gestisce da diversi anni il ristorante Quintessenza a Moniga del Garda che è stato di recente insignito di una stella Michelin.

Il locale si trova nella piazzetta del paese e da fuori può passare inosservato. La sala interna è colorata, con bei quadri alle pareti e vi si respira un’atmosfera accogliente e non eccessivamente formale. Tuttavia questa sera, poiché il tempo ancora lo permette, decidiamo di cenare in veranda.
La mise en place ha il giusto tono e i copritovaglia candidi sono ravvivati da bei bicchieri per l’acqua in vetro colorato.

Ci vengono portati i menù e la lista dei vini. Stasera il vino lo scelgo io e decido di provare un Pinot Bianco di Villa Russiz, di cui parlerò prossimamente nei “Vini del giorno”.
Nell’attesa ci viene servito l’aperitivo di benvenuto: pirlo scomposto, crostini e un cucchiaio con sedano, gorgonzola e mandorle. Divertente e stuzzicante.
Il cestino del pane merita una nota a parte poiché è una vera meraviglia con panini di tutti i tipi e fogge: al pomodoro, alla cipolla, al sesamo, alle olive, sfogliatine al burro che si sciolgono in bocca e crackers al curry. Il problema è resistere alla tentazione di divorare tutto prima che arrivino i piatti.
Fortunatamente in un attimo arrivano gli antipasti: code di gamberi croccanti con ristretto agrodolce allo zenzero, semplicemente divine! I gamberi, morbidi e succulenti, sono celati all’interno di un bozzolo di pasta croccante creando un gioco di contrasti tra le diverse consistenze.
Anche il carpaccio di gamberi rossi, agretto di lamponi e germogli non ci tradisce. Si sente subito che la materia prima utilizzata è di grandissima qualità e freschezza. Ottimo l’abbinamento con i lamponi e i germogli.
Come secondo mi lascio tentare dai calamari ripieni di verdure tiepide: saporiti e teneri, la cottura è perfetta e le verdure si sposano molto bene con il gusto delicato dei molluschi.
Mio marito, da bravo amante dei crostacei, ordina gli scampi gratinati con pane al sesamo: buoni, peccato che siano un po’ piccoli e di conseguenza la polpa al loro interno non è sufficiente per equilibrare la panure.

Come predessert ci viene servito un piccolo tiramisù: la crema è soffice e squisita e la base di amaretti sbriciolati conferisce la giusta grinta al dolce.
Con il caffè ci viene offerta della piccola pasticceria composta da biscotti secchi, gelatine, piccoli bignè: ottimi, anche la composizione cromatica è molto curata.



Prezzo finale: 122 euro.
Rapporto qualità/prezzo: molto buono
Giudizio:
Note e considerazioni personali: Avendo provato anche altri ristoranti "stellati", apprezzo ancora di più che, nonostante i diversi riconoscimenti ottenuti, Fabio Mazzolini non si sia “montato la testa” e continui a proporre ai suoi clienti una cucina di alta qualità a prezzi molto onesti.

lunedì 6 settembre 2010

Giappomania 2, la vendetta

Un' altra recensione sui ristoranti giapponesi? Ebbene sì. A parziale discolpa posso dire che, per par condicio, mi riprometto di recensire al più presto anche qualche ristorante che offra menù a base di carne.

Sabato sera, complice l'ora tarda e la poca voglia di camminare, ci siamo orientati sul ristorante giapponese Yoshi che si trova in zona Piazzale Arnaldo, precisamente Via F.lli Lechi. Premetto che non è un vero ristorante giapponese in quanto la gestione è cinese, come la maggior parte dei sushi nella zona di Brescia e provincia.
Ci accomodiamo all'interno: l'ambiente è carino e pulito, l'unica pecca è l'aria condizionata che mantiene la sala (ed il pesce?) ad una temperatura di circa 15°, brrrr!!
Non abbiamo un cameriere di riferimento, quindi al nostro tavolo si succedono un ragazzo e una ragazza, entrambi molto gentili e attenti.
Dopo aver sfogliato il menù optiamo per un sushi misto moriawase, un sashimi misto moriawase, due nigiri  toro (ventresca di tonno), due nigiri amaebi (gambero crudo) e una porzione da otto pezzi di uramaki all'anguilla. Stasera, a malincuore, rinunciamo al vino per non rischiare la patente. Ordiniamo perciò una birra e una bottiglia d'acqua naturale.
Nell'attesa  ci viene offerto un piccolo antipasto di benvenuto: gamberi con sesamo e verdure in agrodolce, non male.
Pochi minuti dopo arrivano i piatti principali, il sushi, i nigiri e il sashimi.
Il sushi è composto da due nigiri  di tonno, tre di salmone, tre di branzino e uno di gambero (cotto), il tutto accompagnato da due rolls al salmone e due al tonno. La consistenza è buona ma il pesce, seppur fresco, non è molto saporito.
Il sashimi è composto da sedici pezzi: tonno, salmone, branzino, orata e uno scampetto crudo. Putroppo, anche in questo caso il sapore del pesce è piuttosto slavato, tranne lo scampo che è abbastanza buono.
I nigiri di ventresca di tonno e di gambero crudo sono più saporiti e gustosi.
Finiamo di mangiare e dopo qualche minuto ci vengono serviti gli Uramaki all'anguilla. La prima cosa che si nota è che sono ricoperti da una salsina che, anche al palato, si rivela molto presente e copre quasi completamente il sapore dell'anguilla.
Non sono male, ma al naturale sarebbero stati molto meglio.

Il proprietario, molto affabile, ci chiede se desideriamo qualcosa da bere ma, poichè abbiamo rinunciato stoicamente al vino per non aver problemi, decliniamo l'offerta.

Prezzo finale: 66 euro, 60 grazie ad un gentile sconto.
Rapporto qualità/prezzo: discreto
Giudizio: 6 e 1/2
Note e considerazioni personali: forse non è tra i migliori ristoranti giapponesi della zona, ma è pulito, il servizio è veloce e cortese e i prezzi sono onesti.

domenica 5 settembre 2010

Vino del giorno: Collio Bianco Col Disôre - Russiz Superiore

Sono da sempre amante della cantina Livio Felluga mentre conoscevo meno quella di suo fratello Marco. Devo ammettere che è stata una piacevolissima sorpresa.
Questo vino prende il nome dal Col Disore, un termine friulano indicante una collina del territorio di Russiz che, nel 1648, fu diviso in Russiz superiore "Russiz Disôre", zona collinare dove abbondano limi, argille calcaree e sabbie cementate e Russiz inferiore "Russiz di Sott", prevalentemente pianeggiante.
 Il vino presenta un color paglierino chiaro con riflessi dorati; il profumo è elegante e morbido: si avvertono distintamente gli aromi di fiori, agrumi, vaniglia e crosta di pane. Il gusto è pieno e corposo senza tuttavia perdere in freschezza. Il finale lungo e persistente lascia in bocca un gusto dolce, di vaniglia, mandorle e miele.

Scheda tecnica
Denominazione: Doc Collio
Vitigno: Pinot bianco 40%, Tocai friulano 35%, Sauvignon 15%, Ribolla Gialla 10%
Alcool: 14% vol.
Fermentazione: il vino viene fatto fermentare in botti di rovere di 15-30 hl per poi essere lasciato a riposare 12 mesi sui lieviti ed almeno un anno in bottiglia.

Riconoscimenti:
il Collio Bianco Col Disôre 2001 della blasonata azienda Russiz Superiore di Capriva in Friuli, è stato inserito nel gruppo dei magnifici «dodici bianchi immortali», accanto ai più grandi nomi dell'enologia italiana, tra i quali Antinori - Cervaro della Sala - Umbria, Pio Cesare - Pio di Lei - Piemonte, Planeta - Chardonnay - Sicilia, Ferrari F.lli Lunelli - Giulio Ferrari Riserva del Fondatore - Trentino. Il premio ribadisce l’eccellenza della produzione della cantina gestita dal figlio di Marco Felluga, Roberto.

venerdì 3 settembre 2010

pesce crudo: mon amour

Finalmente, dopo le vacanze estive, stanno riaprendo quasi tutti i ristoranti. Così, ieri sera, complice la smodata voglia di pesce crudo che ha colto entrambi, abbiamo optato per l' "Antiga Taverna" a Bedizzole. Il ristorante si trova a metà strada tra Brescia ed il Lago di Garda ed è gestito da più di vent'anni dalla famiglia Scalvini.
L'ambiente è rustico ma accogliente e si respira un'aria familiare. La tavola è apparecchiata con semplicità e accuratezza con la tovaglia a quadrettoni che ricorda le trattorie di una volta. Il cestino del pane è ben assortito: ci sono grissoni al sesamo e ai semi di papavero, pane normale e pane carasau.
La cameriera molto gentile ci fa accomodare, ci porge i menù e ci chiede subito se desideriamo dell'acqua ma, come sempre, preferiamo passare direttamente alla lista dei vini.
Poco dopo arriva il titolare per prendere le ordinazioni: come antipasto scegliamo un "Poker di Carpacci" e un "Orologio di Crudités" (quest'ultimo lo chiediamo un po' più abbondante), per secondo ci orientiamo sulle "Mazzancolle alla Buzzara" e sui "Gamberi della Taverna".
Nella scelta del vino ci lasciamo tentare da un "Col Disôre" Russiz Superiore di Marco Felluga del 2006.

Arrivano i piatti!
Il poker di carpacci è servito in un piatto quadrato, decorato ai bordi con salsa di aceto balsamico, zucchine tagliate a julienne e appena scottate, adagiate su fettine di limone, pomodorini e piccole foglie di insalata: l'effetto cromatico è davvero molto bello.
Inizio dalla ricciola che, nonostante il sapore delicato, ha un gusto molto morbido e appagante; il tonno è davvero delizioso, freschissimo e di ottima qualità e concludo con il salmone, buono anch'esso anche se non molto saporito.
L'Orologio di Crudités è uno spettacolo per gli amanti del genere. Iniziamo dalle ostriche, piccole ma molto saporite, proseguiamo con gli scampi che sembrano sciogliersi in bocca da quanto sono morbidi e dolci; le mazzancolle hanno un sapore più deciso e sprigionano tutta la fragranza del mare. Infine i miei preferiti: i gamberi rossi, dolci e sodi con un retrogusto quasi burroso.
Appagati dal buon cibo, sorseggiamo il vino in attesa dei secondi.


Gamberi e mazzancolle!
Arrivano i secondi e ci rendiamo subito conto che stasera la dieta andrà a farsi friggere.
Assaggio le mazzancolle alla buzzara: buonissime! La leggera gratinatura esalta il sapore della mazzancolla e il risultato è davvero da leccarsi le dita!
Anche il mio piatto non è da meno: viene servito in un piatto fondo circondato da crostini di pane croccante (indovinate a cosa servono). I gamberi sono davvero gustosi: il contrasto tra il dolce del crostaceo e il piccante del sugo ne fa un piatto molto goloso ed è impensabile non fare la "scarpetta" con i crostini!
Siamo sazi e rinunciamo (seppur con dispiacere) al dolce. Ordino un caffè d'orzo in tazza grande e ci vengono serviti anche dei biscottini di accompagnamento (meringhette e cantucci).
Prezzo finale: 84 euro.
Rapporto qualita/prezzo: Più che buono
Giudizio: 8
Nota e considerazioni personali: Questo è uno dei pochissimi ristoranti dove ho potuto constatare un ricarico sui vini molto contenuto. La carta offre anche molte etichette importanti, tuttavia i prezzi sono più che onesti.
Postilla:
La sera il ristorante apre solo il giovedì, il venerdì e il sabato, quindi conviene sempre prenotare.