mercoledì 22 giugno 2011

Il posto che non ti aspetti


A volte capita che, per caso fortuito, si scopra un ristorante di nicchia che sta proprio a due passi da casa tua.
Così, seguendo il consiglio di un amico ristoratore, ci siamo recati al Ristorante Rolly di Manerba del Garda che sta diventando popolare tramite un passaparola fidato tra amici buongustai.
Il locale non lascia indifferenti: tutto è curato nei minimi dettagli. Lo stile è minimalista con splendidi pezzi di design e la mise en place è fresca ed elegante con tocchi di classe come i tovaglioli in puro lino.
Stefano, il titolare, ci accoglie con cortesia e professionalità e ci fa accomodare ad un tavolo sulla splendida terrazza. 
La particolarità di questo ristorante è la cura verso il cliente: una ventina di coperti per un servizio impeccabile in un’atmosfera molto intima e rilassante.
Mentre sorseggiamo l'aperitivo, un calice di Dosage Zero di Arici, sfogliamo l'accattivante menù che offre una buona scelta, prevalentemente di pesce, con proposte intriganti e non banali. Anche la carta dei vini è ben studiata e, accanto ad etichette conosciute, si possono apprezzare stimolanti novità.
Stasera ordiniamo un Vermentino di Sardegna Albithia di Feudi della Medusa: un vino dal carattere deciso, con note floreali e agrumate  ed un finale minerale con sentori di mandorla.

 Il cestino del pane merita una nota a parte. Devo dire che difficilmente ho assaggiato pane così buono, anche in ristoranti molto rinomati. Focacce, sfogliate, fette di pugliese e grissini, con una fragranza ed una consistenza semplicemente perfette.

Iniziamo con il  benvenuto della casa che consiste in una cappasanta scottata con patata prezzemolata: morbidissima e dal gusto delicato.

Sia io che mio marito ci lasciamo tentare dall’antipasto a base di pesce crudo: si inizia con il carpaccio di gambero rosso con mandorle e fave,
si prosegue con lo scampo crudo con la sua tartare e si conclude con il carpaccio di ricciola, crema di topinambur e caviale.









La materia prima è di ottima qualità e l’abilità dello chef  nell’abbinare gusti e consistenze differenti, regala al palato momenti di vera estasi.

 
Arriva il secondo antipasto (era troppo difficile sceglierne uno solo), gambero rosso in tempura di mandorle con purè affumicato e rustichella di patate: un fritto leggero e saporito ricoperto da lamelle di mandorle croccanti che creano un piacevole contrasto con la morbidezza del crostaceo e la leggera affumicatura del purè.

Passiamo direttamente ai secondi con il filetto di scorfano in padella con cicoria e crema di fave bianche: un pesce solitamente poco considerato che qui si rivela in tutta la sua ricchezza.  Il retrogusto amarognolo della cicoria e la dolcezza della crema di fave completano il tutto in un equilibrio perfetto di sapori.


 
E, per finire, il San Pietro al forno con panatura di erbe aromatiche e pistacchi e mini parmigiana di melanzane: un piatto ben studiato dove ogni ingrediente è dosato sapientemente per creare un insieme davvero molto gustoso.


Siamo sazi e soddisfatti e decidiamo di rinunciare al dolce, ma ci rifaremo senz’altro la prossima volta, perché vi assicuro che ci sarà una prossima volta (e ben più di una).

Prezzo: 160 euro in due.
Rapporto Qualità/Prezzo: buono
Voto: 9 (aggiungerei anche un bel + per l’ambiente ed il servizio)

lunedì 25 aprile 2011

Primavera sulla Riviera dei Limoni


Era da un po’ di tempo che parlavamo con gli amici di organizzare un’escursione gastronomica al Ristorante La Tortuga di Gargnano, ma abbiamo dovuto attendere l’apertura stagionale per mettere in opera il nostro proposito.

Il locale è davvero molto carino, incastonato come un gioiellino negli splendidi vicoli di Gargnano. L’interno è accogliente e si vede la presenza di sapienti mani femminili nella scelta dei colori e degli arredi.
La gentilissima titolare ci presenta l’elegante menù che spazia dal pesce di lago alla carne e la corposa e ben strutturata lista dei vini. Arriva anche il pane, di diverse qualità con ottimi grissini di sfoglia.
Il vino di questa sera è il Diamante di Comincioli, un chiaretto molto gradevole.
Nell’attesa ci viene servito il benvenuto della casa: una pallina di pappa al pomodoro con basilico e ricotta stagionata, una deliziosa chicca da gustare in due bocconi.

La nostra curiosità e la passione per il pesce di lago ci portano a scegliere, come antipasto, la tavolozza di piccoli assaggi di pesce di lago e di mare: una vera meraviglia per gli occhi e per il palato. Terrina di pesce di lago e gamberi; lucioperca con capperi; rotolo di salmerino con caviale; cappasanta; tartara di coregone con nocciole; persico con olive: una giostra di sapori e colori. Ottimo il gusto e molto scenografica la presentazione con il bel piatto, che ricorda la tavolozza di un pittore, decorato da fiori e germogli freschi.

Con la scelta dei secondi le nostre strade si dividono. Io opto per il filetto di branzino al burro di scalogno, vino bianco, vongole e pesto al basilico: cottura perfetta e giusto equilibrio nei sapori.


Gli altri si lasciano tentare dal coregone in padella con capperi del Garda e pomodori datterino, una preparazione semplice ma di gran gusto e dal lucioperca al vapore su patata schiacciata e salsa gardesana, morbido e gustoso. Tutti i piatti vengono presentati con molta cura e attenzione al dettaglio giocando con le forme e i colori vivaci della verdura di stagione.

Ci viene proposta la lista dei dolci ed è impossibile sfuggire all’invitante tortino di mele con gelato: una squisitezza che non fa nemmeno sentire troppo in colpa visto che è davvero leggerissima. C’è chi preferisce ordinare il gelato e chi si lascia tentare da un buon cognac.


Concludiamo con caffè e piccola pasticceria di ottima fattura.
E’ quasi un dispiacere doversi alzare da tavola ma ci ripromettiamo di tornare presto, anzi prestissimo e le promesse, si sa, vanno mantenute.



Prezzo a persona: 70 euro
Rapporto qualità prezzo: Più che buono
Voto: 9

mercoledì 2 marzo 2011

Quando la concretezza non è un difetto

Nonostante abbia spostato la sua ubicazione da Manerba a Bedizzole, il ristorante Ortica non tradisce le aspettative dei suoi affezionati clienti. In questa nuova Ortica troviamo meno innovazione e più voglia di guardare ai piatti della tradizione e alla concretezza della buona cucina ma il risultato resta notevole.
L’ambiente è accogliente e arredato con gusto; appena entrati ci si trova in una luminosa sala che si affaccia sulla cucina mediante una finestra strategica posizionata su un muro di mattoni a vista. Ci accomodiamo nella saletta laterale: più piccola ma ugualmente graziosa.
La mise en place è elegante e non banale con bei piatti dipinti e bicchieri colorati.
Ci viene subito portato il benvenuto della casa: cubetti di salmone con aneto, molto gradevoli e leggeri, il tutto accompagnato da una fresca bollicina.
Interessante la carta dei vini che mantiene un occhio di riguardo per i prodotti del territorio. Ordiniamo un Sauvignon del 2008 di Colutta, profumato, di buona struttura e persistenza aromatica.

Secondo benvenuto: gambero in crosta kataifi e salsa alle noci. Il gambero avvolto nel nido di pasta è delizioso e la salsa alle noci è delicata e non invadente.
Arriva anche il pane che è vario e squisito, peccato solo per il cestino in cui viene proposto che sarebbe più adatto ad una trattoria anziché ad un ristorante stellato.


Antipasti!  
Per me cappesante in salsa d’ostrica con pomodoro candito: eccezionali sia come consistenza che come sapore, ottima anche la salsa che le accompagna.


Crudo di mare per mio marito: uno spettacolo per gli occhi e per il palato, il pesce è di grande qualità e si scioglie in bocca come burro.




Come secondo abbiamo scelto entrambi il guazzetto di scamponi in salsa piccante e pane tostato: arriva in tavola in una grande padella e solo il profumo fa venire l’acquolina in bocca. Ottimi gli scampi e irresistibile il sugo che ci “costringe” a numerosi naufragi di pane. Alla fine siamo costretti ad alzare bandiera bianca e a lasciare due o tre cucchiaiate di sugo sul fondo della padella.


Non ordiniamo il dessert ma quando ci viene portata una deliziosa panna cotta all’amarena facciamo un ulteriore sforzo e affondiamo il cucchiaino e, già che ci siamo, assaggiamo qualche prelibato dolcetto della piccola pasticceria.

Prezzo: 138,50 euro in due
Rapporto Qualità/Prezzo: Buono
Voto: 9


martedì 15 febbraio 2011

A cena da Scabin

Tra i dieci ristoranti in cui bisogna andare almeno una volta nella vita metterei senza dubbio il Combal.Zero di Rivoli perché la cucina di Davide Scabin può piacere o no ma il suo approccio al cibo non lascia di certo indifferenti.

L’entrata al ristorante avviene tramite citofono e c’è quasi un timore reverenziale nell’oltrepassare la porta d’ingresso e nell’attraversare la sala per raggiungere il proprio tavolo. L’interno è elegante senza essere pomposo ed ingessato: belli i grandi tavoli rotondi e impeccabile la mise en place.
Ci viene presentata la carta dell’acqua e quella dei vini. Nel frattempo ordiniamo un aperitivo.
Il pane viene servito a richiesta: ci sono tre diverse tipologie, alla salvia, normale o alle noci e degli ottimi grissini.
Per iniziare ordiniamo un Pinot Bianco Hofstatter: molto gradevole e non troppo aggressivo.

Il benvenuto della casa è composto da due assaggi: crema all’aglio dolce, finocchi e granita d’arancia e raviolo alla caponata. Senza nulla togliere alla freschezza della crema all’aglio con i finocchi, il raviolo è veramente superlativo: sembra di ritrovare i piatti della nonna, i sapori che abbiamo amato da bambini di cui il solo profumo scatena in  noi una tempesta di ricordi.
Decidiamo di prendere tutti il Menù Combal.zero che ci permette di spaziare tra diversi sapori e ingredienti.

Come prima portata arriva l’albese di merluzzo con pomodoro cuore di bue: il piatto viene proposto accompagnato da due fette di focaccia fritta e da un bicchiere di birra doppio malto dal sapore forte e corposo che crea un ricercato contrasto con la delicatezza del merluzzo e con l’acidità del pomodoro.

Si prosegue con le ostriche al lemongrass, peperoncino e ananas marinato, da mangiare in un solo boccone per assaporare il mare, il sole e la salsedine. Il lemongrass e l’ananas puliscono la bocca regalando un fresco finale.
Vai con il prossimo piatto: impepata di cozze, seppie e polpo alla Luciana, dove la semplicità del polpo cotto a vapore prepara il palato all’esplosione di gusto dell’impepata.

Ecco la “Matrioska” di Tropea, la famosa cipolla che ha diviso i critici gastronomici: chi la critica e chi la osanna, per me è semplicemente geniale. Yogurt, liquirizia e caviale si svelano sfoglia dopo sfoglia fondendosi in un gusto completamente nuovo ed intrigante.

Macedonia di pasta alle cinque spezie e bisque d’astice: i diversi formati di pasta creano un bell’effetto visivo anche a livello cromatico, inoltre la salsa di crostacei è davvero superlativa.

Abbiamo finito la prima bottiglia di vino e decidiamo di passare a qualcosa di più corposo, quindi ordiniamo un Confini di Lis Neris: ottimo, di buona struttura e adattissimo ad accompagnare i piatti che seguono.

Foie gras d’oca pochè, shitake, pak choi, dashi, lingua ed emulsione di olio extravergine di oliva: da non amante della lingua mi sono dovuta ricredere completamente, non esistono cibi sgraditi ma solo preparazioni sbagliate, infatti, sia la lingua che il foie gras sono squisiti e il brodo in cui sono immersi ne esalta alla perfezione il gusto sostanzioso.

Altro piatto importante: maialino al caffè. Viene servita la parte più gustosa del maiale, quella che si trova appena sotto la cotenna e la salsa al caffè equilibra la naturale corposità della carne.


A chi non gradisce la carne viene proposto un piatto molto interessante: il giro del mondo in cinque minestre, gustosissimo e appagante.



 Proseguiamo con la patata orizzontale: crema Parmentier, carbone di patata, gnocco, insalata cruda, buccia fritta, puré “casey”.
Al centro della tavola viene posato un piatto con le diverse tipologie di patata utilizzate nella preparazione, ci viene inoltre consegnato un foglio illustrativo con le spiegazioni e le didascalie. Ho apprezzato molto il continuo gioco di contrasto tra morbido e croccante, salato e dolce.

Siamo satolli ma non possiamo esimerci dall’assaggiare il piatto che aspettiamo con ansia dall’inizio della cena: la fusione a freddo. Difficile spiegare a parole qualcosa di cui ancora adesso non riesco a capacitarmi. Questo piatto penso sia quello che meglio rappresenta Scabin: gli ingredienti che all’apparenza sembrano normali, perfino banali, nelle mani dello chef-creatore si trasformano completamente lasciandoti senza fiato.
Immaginate un tuorlo marinato per 12 ore nello zucchero, immaginate che di questo tuorlo sia rimasta solo la parte esterna e che l’interno sia una bomba di deliziosa crema pasticcera che, esplodendoti in bocca, solletica ogni centimetro del tuo palato e ogni cucchiaiata arrivi come uno schiaffo: freddo, acido, dolce, succoso, effervescente. Non c’è scampo, la fusione a freddo ti resterà impressa a fuoco nella memoria per tanto, tantissimo tempo.

In conclusione arriva un microparfait di cioccolato bianco salsa al cioccolato fondente 70% guanaja: ottimo, l’unico difetto è quello di essere arrivato dopo il campione del giorno. Non c’è gara, non è nemmeno lo stesso campionato.
Squisiti anche i cioccolatini di accompagnamento al caffè, accuratamente scelto da una carta notevole.
Prima del conto, per farsi due risate, palloncini riempiti ad elio che vanno inspirati per trasformarsi tutti in simpatiche caricature di Paperino: divertente e soprattutto liberatorio. Bello vedere uomini d’affari dall’aria seria e compassata lasciarsi andare e ritornare, per una volta, bambini.
Ci sarebbe piaciuto scambiare due parole con lo chef ma purtroppo era assente, anche se per un motivo validissimo: il congresso di Identità Golose. Peccato, sarà per la prossima volta. Perché ci sarà una prossima volta.
Prezzo: 234 euro a persona (da segnalare che abbiamo preso un piatto in aggiunta al menù e due selezioni di formaggi.)
Rapporto Qualità/Prezzo: Sicuramente non è alla portata di tutti ma ne vale la pena. Davvero.
Voto: 10

sabato 29 gennaio 2011

Osteria Da Pietro

L’Osteria Da Pietro si trova in centro a Castiglione delle Stiviere. Premiata ed elogiata da diverse guide, è meta degli amanti della buona cucina tradizionale, rivisitata con passione e sapienza.


L’ambiente è davvero splendido, ci si trova in un palazzo antico e il ristorante si snoda in due piccole salette con meravigliosi soffitti a volta.
La mise en place è accurata, i tavoli sono ben distanziati e l’atmosfera è intima.
Ci vengono proposti degli invitanti stuzzichini di benvenuto: rotolini di salsiccia avvolti in una sfoglia sottile, cubetti di polenta con la pancetta e crostini di pane al latte con coppa.
La lista dei vini è davvero ampia e la scelta ci risulta difficile ma il maitre, molto cordiale e professionale, viene in nostro soccorso proponendoci un ottimo Borgogna.

Il benvenuto della casa è una crema morbida di cotechino con una nuvola di purè di patate. Ci vengono portate anche due scodelline di un olio molto corposo e aromatico. La crema è densa e sostanziosa e si sposa bene con la dolcezza della patata.



Come antipasto ho scelto le lumache saltate in padella con i carciofi: delicate e gradevoli, creano un interessante contrasto di consistenza con i carciofi croccanti.
Mio marito ordina gli agnolotti di piccione conditi con fegato grasso d’oca ed il loro sugo: non male, anche se avrebbero necessitato di due minuti in più di cottura. Il fegato grasso è delizioso e anche il ripieno di piccione è equilibrato nei sapori. Peccato che il sugo risulti troppo salato e copra quasi totalmente il gusto degli agnolotti.


 
Un attimo di pausa e due chiacchiere ed ecco arrivare i secondi.

Costolette d’agnello con salsa al Marsala su tortino di patate: la carne è morbida e rosata internamente e all’esterno presenta una golosa crosticina dorata aromatizzata con lo zenzero che conferisce freschezza al piatto.


Pernice rossa con tartufo e purè di patate: tenera e appetitosa la carne, forse un po’ troppo asciutta; il tartufo e la crema di patate completano il piatto senza appesantirlo.


Saltiamo il dolce ma ci viene comunque offerta della piccola pasticceria: squisite cocottine di panna cotta e zabaione, della biscotteria secca e, visto il periodo, delle chiacchiere di Carnevale saporite e leggere.

Prezzo: 132 euro in due
Rapporto Qualità/Prezzo: buono
Voto: 8½

giovedì 20 gennaio 2011

Vino del Giorno: Lugana Superiore 2005 - Ca' Lojera

Si dice che il vino bianco sia poco adatto all’invecchiamento. Il Lugana Superiore Ca’ Lojera smentisce questa opinione comune e, con l’affinamento, acquista vigore e carattere.
L’Azienda Ca’ Lojera si trova a sud del Lago di Garda, precisamente a Rovizza, in zona sirmionese, terra di produzione del Lugana D.O.C.
Qui, dagli inizi degli anni Novanta, Franco e Ambra Tiraboschi si dedicano con impegno e passione alla produzione di vino e praticano un’agricoltura a basso impatto chimico.
I grappoli vengono raccolti a mano e il mosto compie la trasformazione in botte di rovere da 25hl.
Il vino si presenta di un bel colore dorato, al naso è  fresco e fruttato con note speziate. Il gusto è corposo, sapido, minerale con una leggera acidità.
E’ un vino complesso e maturo con un’ottima persistenza e un finale leggermente vanigliato.

Scheda tecnica:
Nome: Lugana doc Superiore
Uvaggio: Trebbiano di Lugana 100%
Alcool:13,5%
Terreno: argilloso
Fermentazione: in botti di legno da 25hl

mercoledì 12 gennaio 2011

I segreti del pesce di lago

Da brava lacustre nutro una sana passione per il pesce di lago anche se non è sempre facile trovare ristoranti che lo sappiano cucinare alla perfezione.
 Al Porto” di Moniga del Garda questo problema non sussiste visto che sono più di vent’anni che la bravissima titolare Wanda Perotti emoziona i suoi clienti con i suoi piatti a base di pesce d’acqua dolce.
Il locale gode di una posizione meravigliosa sul lago, nel piccolo e suggestivo porto di Moniga del Garda. L’ambiente è intimo e accogliente, i tavoli sono ben distanziati e la mise en place è essenziale e curata.

Il maitre ci consegna i menù e la lista dei vini e, su nostra richiesta, ci consiglia una bottiglia davvero interessante: Lugana Ca’Lojera.
Arriva il benvenuto della casa: luccio cotto a bassa temperatura con maggiorana su mousse di patate, un piatto delicatissimo e di una morbidezza indescrivibile; viene accompagnato da due crostini caldi e da un’ampollina contenente due fialette di olio di produzione propria.
E' delizioso, con una acidità bassa e una leggera fragranza fruttata.
Il cestino del pane è davvero invitante con sfogliatine, pane nero alle olive, pagnottine alle noci e grissini.

Come antipasto ho scelto il cubo di storione, patate, pomodorini, cipolle di Tropea e basilico: un piatto semplice ma di straordinario effetto, il pesce è tenerissimo, quasi burroso e raggiunge l’equilibrio perfetto di sapore grazie al  pomodoro e alla cipolla.

Per mio marito arriva il mantecato di cavedano all’erba cipollina con polenta grezza bio: bella la presentazione a forma di torre con uno strato di polenta e uno di pesce. Il cavedano, pesce non facile da cucinare, è davvero ottimo e non  perde tono con la mantecatura e la polenta grezza crea un gradevole contrasto croccante.


Per il secondo ci siamo votati entrambi alla tinca al forno ripiena con brunoise di verdure.
Quando arriva il piatto sembra di trovarsi dinnanzi ad un leggero e gustoso arrosto di vitello. La consistenza è delicata ma al primo boccone si sprigiona tutto il sapore del lago. Chiudiamo gli occhi estasiati e ci gustiamo questa bontà fino all’ultimo boccone.
Devo ammettere che ho assaggiato la tinca in diversi posti e nonostante ne apprezzi il gusto l’ho sempre trovata un po’, come dire, di pesante digestione. Dopo aver gustato questo piatto mi sono resa conto che non era il pesce il problema ma la cottura, quindi devo ringraziare Wanda per avermi riappacificato con questo particolare piatto. 

Non ordiniamo il dolce ma ci viene comunque offerta della squisita pasticceria e alla fine, sul tavolo, non restano prigionieri.




Prezzo: 105 euro per due persone
Rapporto Qualità/Prezzo: più che buono
Voto:
Note e considerazioni: Prima di affermare con sicurezza che non gradite il pesce di lago vi consiglio di fare una capatina qui, potreste restare piacevolmente sorpresi.